Interview: Gianfranco Meggiato

L’arte con Gianfranco Meggiato non è solo contemplazione, ma soprattutto azione.
Le sculture dell’artista Veneziano si trasformano in un catalizzatore di riflessioni che istiga il pensiero dell’osservatore che si trova a dialogare con le sue opere nei luoghi pubblici,
L’artista  abbraccia questa visione, mutando spazi urbani in palcoscenici dove attrici principali diventano le sue grandi installazioni, che trasformano l’arte in un linguaggio universale.
Un approccio, quello alla scultura astratta, che vede una stretta connessione tra antico e contemporaneo, e sottolinea la capacità dell’arte di tramandare messaggi.

Conosciamo meglio l'artista, lasciando che sia lui a raccontarsi rispondendo  alle nostre domande...

 

Il tuo primo contatto con l’arte?

Sono italiano, sono veneziano, sono nato in una città d’arte, ho respirato arte fin da piccolo, già da ragazzino aspiravo a fare l’artista o a lavorare comunque nel mondo dell’arte.

Quando hai capito che l'arte sarebbe diventata da passione a professione?

Facevo il restauratore di opere d’arte e c’è stato un momento nel quale non mi bastava più mettere le mani su opere del passato ma ho sentito l’esigenza profonda di lavorare a qualcosa di mio.

 

La tua prima opera?

La mia prima opera è stata una transenna in pietra di Vicenza (cm.50x50 spessore 8cm) tutta traforata, ideata e realizzata da me, all’Istituto Statale d’Arte che frequentavo e presentata ad una mostra collettiva del Comune di Venezia in piazza San Marco presso la Bevilacqua La Masa, avevo 16 anni.

 

Come scegli cosa ritrarre?

Io non faccio mai un disegno o un bozzetto preliminare ma vado d’istinto, di getto.

Quando arrivo nello studio mi piace non sapere mai quello che farò.

L’ispirazione arriva da sola mano a mano che inizio a modellare la cera calda.

 

Se potessi incontrare un artista del passato, chi e cosa gli chiederesti?

Chiederei al giovane Michelangelo che emozione ha provato a finire il David e a vederlo poi trasportato dai fiorentini davanti a Palazzo Vecchio come simbolo della città.

 

Se incontrassi te stesso a 18 anni cosa ti consiglieresti?

Consiglierei di non rinunciare mai ai propri sogni, costi quel che costi, perché solo realizzandoti come persona puoi aspirare alla felicità.

Ci vuole coraggio però per provare ad essere felici, spesso prevale la paura di uscire dalla propria confort-zone e si resta a fare una vita che non ci piace.

 

Cos'è per te l'arte?

L’arte è una manifestazione di infinito che si mette in contatto con anime di persone spesso inconsapevoli.

 

Cos'è per te la scultura?

La scultura è la mia vita!

Io non posso stare per troppo tempo senza modellare la cera calda, senza sentirne il profumo, sento un bisogno quasi fisico di creare.

La scultura fa parte di me, non potrei viverne senza!

 

Quanto contano per te la luce e il colore?

La luce è fondamentale, la scultura è fatta di luce.

Il colore del bronzo a livello simbolico richiama all’energia e al fuoco è come se immaginassi le mie sculture fatte di energia pura.

Il bianco che uso per tante opere

monumentali è un non-colore e rimanda all’aspetto etereo e spirituale delle mie creazioni.

Il rosso lo uso saltuariamente per sottolineare il carattere di certe particolari opere come Anima Latina realizzata con il rosso-Ferrari.

 

Giugno 3, 2024