Durante il lockdown milanese, l'artista Giuseppe Veneziano ha reinterpretato momenti iconici della storia dell'arte immaginando la quarantena di Donald Trump, Wonder Woman e San Sebastiano. Le opere sono in mostra alla Fabbrica Eos.
Ed è proprio dalle iconografie più famose della storia dell'arte che l'artista siciliano ha immaginato la vita dei suoi sudditi tra i muri delle loro case, raccontando così il suo lockdown trascorso a Milano. Le opere di Veneziano nascono da tre passaggi: i soggetti vengono definiti prima attraverso il disegno a matita, poi l'acquerello è il primo passo dello studio cromatico, seguito dal momento della cristallizzazione su tela, attraverso la pittura acrilica. “Non posso essere un pittore istintivo o gestuale”, dice, “ho bisogno di un progetto. Infatti a volte uso carta da lucido, che nasce dall'esperienza di architetto”.
Le opere raffigurano espressioni tormentate quando a matita, si evolvono in tratti più rilassati in acrilico, diventando infine superfici colorate astratte che definiscono un'atmosfera pop-meditativa. Se la costruzione dei suoi dipinti nasce dal residuo metodologico della sua formazione in architettura, l'immediatezza espressiva e il rapporto con la cronaca derivano dall'esercizio della “sintesi della rappresentazione dei fatti”. Veneziano, infatti, ha lavorato per sei anni come fumettista al Giornale di Sicilia, uno dei giornali locali siciliani. Il background dell'artista informa quindi il suo processo pittorico e la rapida risposta ai cicli di notizie.
Veneziano ci dice che il suo scopo è quello di annotare ciò che accade oggi, partendo dai “fatti che fanno vibrare le corde della mia sensibilità, traducendole nel mio linguaggio artistico”. I suoi dipinti sono frutto di automatismi: confessa di non aver pensato di fare una mostra mentre dipingeva le opere presentate oggi alla mostra “Mr Quarantine”. Al contrario, in quei giorni a casa, sentiva “il bisogno di comunicare ciò che stava accadendo attraverso la pittura. Ho utilizzato le dirette di Facebook per soddisfare la curiosità di chi incontra il mio lavoro mostrandone il processo”. Veneziano afferma di non riconoscere alcuna forma di mistero nel processo, fatta eccezione per l'opera d'arte in sé.
“Forse questo non vale per quegli artisti che scelgono la performance come loro espressione, per esempio. Ma per chi è come me, che lavora con lentezza, è così che ho deciso di aprire la fotocamera del mio smartphone, e raccontare i soggetti di Tiziano o Raffaello di cui mi sono impossessato”.